Elezioni a Castellammare, Picarone accusa: “Alcuni dei ‘nostri’ candidati con la destra. Oggi il Pd cos’è?”

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Castellammare, 70mila abitanti circa, probabilmente incarna il travaglio del PD. Dall’analisi di uno dei massimi esponenti del centro sinistra in Campania traspare una sorta di agonia. Franco Picarone è da un quarto di secolo al fianco di De Luca: per scelta (strategica) sempre un gradino sotto:  il Vincenzo sindaco di Salerno gli affidò dapprima la delega al commercio, poi al bilancio; il De Luca-Governatore scelse il consigliere regionale con più voti a Salerno per il ruolo di presidente della Commissione-bilancio. Più di recente gli ha chiesto di disbrigare la matassa politica a Castellammare. Ma la strada che avrebbe dovuto portare alla luce si è rivelata un vicolo cieco. Eppure Picarone aveva portato in dote un risultato storico: era riuscito a far inserire l’area portuale di Castellammare nella istituenda Zona Economica Speciale della Campania. Oggi, amaro, si tira fuori e dice: “Elezioni a Castellammare. Non avrei voluto farlo. Sono stato chiamato in causa e voglio dire la mia. Ho lavorato con grande impegno e tantissima fatica per dare una mano. L’ho fatto da militante del PD e del centrosinistra, che forse proprio perché non del luogo potesse essere maggiormente incisivo ed efficace per individuare un esito favorevole. L’opzione iniziale era di individuare un/una candidato/a sindaco fuori dai burrascosi giochi recenti, stimato, trasversale agli schieramenti, interprete possibile di un progetto di rinascita democratica di Castellammare. La figura era stata anche individuata. Sono iniziati subito gli abituali veti a destra e a manca. Non si è potuta fare molta strada. È rimasta l’idea, in subordine, di uno schieramento ampio che offrisse al centro sinistra di oltrepassare i propri confini per provare a vincere ancora, aggregando anche pezzi di rappresentanza civile disposti a lasciare il centrodestra. E così abbiamo proceduto: tutti sembravano d’accordo, anche i colleghi consiglieri regionali del PD di Napoli. Sembrava riuscito l’intento. Appariva un’ipotesi che aiutasse a recuperare l’unità politica a sinistra, quella di De Angelis candidato sindaco. Non è stato proprio così. Qualcosa si è rotto alla fine. Più di qualcosa. E non per colpa di De Angelis. Qualcuno dei nostri (ex) si candida addirittura con il centro destra. Qualcun altro è candidato sindaco di un raggruppamento di liste civiche di varia natura. Soprattutto quello che resta si lacera nel PD. Chi era rimasto alla finestra torna e forza di nuovo gli equilibri di partito dentro questa alleanza costruita con grande fatica. Sono cadute nel vuoto le esortazioni a comporre una lista unitaria forte, senza blocchi di alleanze interne in grado di condizionare gli esiti elettorali e che invogliasse tutti a candidarsi. Molti non si sono più candidati perché hanno visto materializzarsi i soliti equilibri che tanto danno hanno prodotto. Mi dicono che sono rimasti dei vuoti di lista. Mi spiace per Corrado che non ha saputo (o forse potuto) garantire l’unità del PD. Poteva nascere un laboratorio territoriale nuovo, che restituisse un’immagine di unità e coesione di un partito lacerato da troppi scontri recenti, congressuali e nell’amministrazione. È prevalsa la solita logica dei potentati locali che temo possa ripercuotersi sul risultato elettorale. Io non sono di Castellammare. Ripeto: ho provato a dare una mano e non ci sono riuscito. Me ne rammarico. Forse è colpa anche mia. La nemesi finale del Partito Democratico non è quella che avevo immaginato e che avrei voluto. E soprattutto quella che volevo condividere con tutti nel partito e che è stata brutalmente impedita. De Angelis è candidato. C’è la coalizione. Il PD che cos’è? Ringrazio tutti quelli che ci hanno creduto e che mi hanno dato una mano in queste settimane. In bocca al lupo a tutti”.

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