Aggressioni a Polizia Penitenziaria. Vertucci (COSP): “Carceri, così non va”

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“È crescente il malessere all’interno degli istituti. Il sistema penitenziario richiede immediate di riforme”.

Ferdinando Vertucci è il segretario Interregionale Lazio e Campania della Federazione Sindacale CO.S.P.  Afferma: Gli Istituti penitenziari italiani sono oramai diventati teatro di quotidiani fenomeni violenti a danno degli operatori penitenziari. È sufficiente navigare in rete per imbattersi nelle numerose notizie giornalistiche di aggressioni ai danni del personale del corpo.

Il 2022 ha già visto come attori di scene violente detenuti di svariati Istituti. Per citarne alcuni: il 2 gennaio a Cuneo; l’11 gennaio a Sulmona; il 13 gennaio a Teramo;  il 14 gennaio a Cremona; il 24 gennaio a Roma-Rebibbia; il 31 gennaio a Barcellona; il 5 febbraio a Pisa; l’8-9 febbraio a Taranto; il 10 febbraio a Santa Maria Capua Vetere, il 13 febbraio a Napoli-Secondigliano.

Nel caso degli episodi nell’Istituto di Santa Maria Capua Vetere la situazione – già nota per i fatti dell’aprile 2020 – è ancora più grave. Dopo la visita storica del Premier Draghi e della Ministra Cartabia, gli impegni sulle misure da adottare per i detenuti ed il personale penitenziario non hanno trovato corrispondenza nei fatti. 

In tutti questi casi a pagarne le conseguenze sono stati sempre i poliziotti penitenziari. Vittime di un sistema oramai allo sfascio e privo di controllo”.

C’è delusione ed un pizzico di malcelata rabbia in Vertucci. Il segretario dice: “Non troverete queste notizie sui giornali nazionali. Solamente trafiletti distratti nelle cronache locali. Sembra quasi che a tali fatti ci si stia abituando. Sempre di più emerge la sensazione di indifferenza dei lettori rispetto alla cronaca di uomini o donne in uniforme insultati, minacciati, aggrediti. Ma soprattutto vittime di privazioni della dignità lavorativa e professionale”.

La ricostruzione svela poi alcuni particolari non noti al grande pubblico: “Spesso al danno segue la beffa. I detenuti violenti e che si sono macchiati di aggressioni o vengono trasferiti con notevole ritardo o, addirittura, non vengono affatto trasferiti”.

L’elenco del disagio si allunga:Le problematiche che investono i numerosi istituti penitenziari italiani sono veramente tanti. Si potrebbe partire dall’apertura delle camere di pernottamento per 8 ore al giorno a beneficio dei detenuti di media sicurezza. Essi hanno così la libertà di circolare negli spazi comuni.  Ancora: la sorveglianza dinamica da parte di pattuglie di poliziotti demandate a controlli saltuari; la difficile gestione dei detenuti con problemi psichiatrici, che hanno invaso le carceri dopo la chiusura degli O.P.G.; le grosse carenze di adeguato personale sanitario e di farmaci; la pandemia da Covid-19. Tutto ciò in aggiunta alle numerose carenze e problematiche del personale di polizia penitenziaria. Carenze note all’opinione pubblica ma, sembrerebbe, non del tutto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed al Ministero della Giustizia”.

Emergenza sanitaria da Covid-19 – “Ha generato conseguenze molto importanti in relazione agli istituti penitenziari, innestandosi in un contesto geneticamente non privo di complessità, causando innumerevoli problemi e disagi provocati dalla ristrettezza degli spazi, dalla inadeguatezza dei servizi e dalle carenze igienico-sanitarie.

Inoltre, si assiste a un aumento della conflittualità tra i detenuti. Ma anche ad una maggiore difficoltà di svolgere qualsivoglia attività giornaliera e ad una diffusa inadeguatezza numerica del personale di polizia penitenziaria”.

Aspetto che introduce la complessità “delle principali criticità della Sanità in carcere” che “si possono riassumere almeno in quattro punti essenziali”. Il Segretario del CO.S.P. le elenca: “La gestione dei pazienti detenuti in era CoViD, l’infermieristica penitenziaria e la conflittualità ambientali, i pazienti psichiatrici detenuti e la presa in carico multidisciplinare, gli aspetti di medicina legale per medici e professioni sanitarie”.

Vertucci spiega: “Il Covid-19 ha reso inoltre più evidente un’altra emergenza sanitaria, quella della salute mentale e depressione, ansia e disturbi del sonno. Patologie che durante e dopo il lockdown hanno accompagnato e stanno riguardando le persone rinchiuse nelle carceri. La dinamica evidenzia che circa il 50% dei detenuti era già affetto da questo tipo di disagi prima della diffusione del virus.

Erano frequenti la dipendenza da sostanze psicoattive, i disturbi nevrotici e le reazioni di adattamento, i disturbi alcol correlati, i disturbi affettivi psicotici, i disturbi della personalità e del comportamento, i disturbi depressivi non psicotici, i disturbi mentali organici senili e presenili, i disturbi da spettro schizofrenico.

La conseguenza di tutti questi disagi? Ne esce a pezzi la credibilità di un’istituzione cardine dell’ordine pubblico interno alle carceri, la Polizia penitenziaria. All’interno del Corpo è montato nel tempo, sordo e colpevolmente inascoltato, un sentimento di frustrazione e rabbia per le sempre più difficili condizioni di lavoro, le carenze di organico e le gravi situazioni locali che gli agenti si trovano, spesso senza strumenti adeguati, a dover gestire quotidianamente. Con assunzione diretta dei correlati rischi e responsabilità.

A causa degli indirizzi politici attuati, o per meglio dire, non attuati dal Governo in questi ultimi decenni, si sono determinate gravi distorsioni all’interno della governance degli Istituti penitenziari.

I detenuti si sentono impuniti, sanno che non rischiano. È anche per questo che aumentano non soltanto le violenze ma anche le evasioni.

Scappano dalla cella perché hanno tolto dalle mani degli operatori penitenziari la sicurezza. Sono state tolte anche le sentinelle sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo”.

Vertucci spiega un altro potenziale pericolo. Afferma: “In questa delicata situazione è destinata ad aumentare anche la potenziale radicalizzazione dei detenuti di religione islamica”.

Allarga il discorso: “A creare questa grave situazione hanno contribuito anche i forti tagli di spesa destinati alla Polizia Penitenziaria. Il Corpo è stato lasciandolo in balia di carenze di uomini, mezzi, vestiario, strumenti idonei a salvaguardare l’Ordine e la Sicurezza, interna ed esterna agli Istituti. La gestione di questi due aspetti molto importanti nelle carceri non è solo un problema interno ad esse ma riguarda la Sicurezza pubblica di tutti i cittadini”.

Vertucci conclude: “Appaiono per questo evidenti le responsabilità del mondo della politica che ha reso astratta la certezza della pena, dimostrando di non riuscire a gestire il complesso mondo penitenziario. A seguito di questi disagi chiediamo alla politica tutta, urgenti ed immediate riforme di tutto il sistema-carcere. Ridando al Corpo di Polizia Penitenziaria la propria dignità lavorativa e professionale che, gli uomini e le donne in divisa, sicuramente meritano di riprendere”.

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