Napoli-Sapri, il treno regionale carico di tifosi azzurri diventa… metropolitano

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Alcune auto danneggiate, metro inaccessibile per molti, organizzazione ed orari… rimodulati alla stazione centrale, migliaia di persone forzatamente a piedi.

Il ‘tiro a giro’ di Dia ha declassato la ‘festa per lo scudetto’ a ‘prova della festa per lo scudetto’. Da psicosi di felicità a psicodramma collettivo il passo è stato brevissimo. Quanto i cinque secondi che sono intercorsi tra il tunnel ad Osimhen e la palla che, insaccandosi dietro a Meret, ha consegnato mezza salvezza ai granata.

Cinque secondi che scolpiscono ancora una volta il marchio ‘Salernitana’ nel libro di storia del Calcio Napoli. Cinque secondi che, sparigliando il banco, consegnano un grande lavoro ancora da fare soprattutto alle Istituzioni che, invece di governare il fenomeno, sembra l’abbiano subito nella illusione di poterlo indirizzare.

Non ‘doveva’ succedere. Invece è successo. Il piano-B, ossia la mancata vittoria (aritmetica) dello scudetto, era stato pianificato? Il calcio è maestro di vita, la partita era un derby e la Salernitana è squadra indomita, sanguigna e spavalda come il colore della casacca che orgogliosamente indossa. Sospinta da un popolo identitario e dalla fame per una salvezza da consolidare. Squadra capace di vincere all’Olimpico (Lazio), di pareggiare a San Siro (Milan) a Torino (Juventus) e contro l’Inter all’Arechi. Eppure la Salernitana non è stata mai presa in considerazione nella costruzione dell’evento-show. Minimizzata, marginalizzata, trattata alla stregua di una pratichetta da sbrigare in fretta con una pacca sulle spalle, prima di andare a festeggiare.

Capita, la delusione?

Eppure tutto sembrava filare secondo i piani. La scommessa pensavano, le Istituzioni, di averla già vinta un’ora prima dell’inizio della partita. La doppietta di Lautaro Martinez aveva eliminato l’ostacolo più grosso, consegnato il match point sui piedi di Osimhen, a 33 anni ed un giorno di distanza dal secondo ed ultimo scudetto.

In definitiva cosa avrebbe potuto opporre la Salernitana-operaia al Napoli delle stelle, dei record che però si sfilano uno ad uno? Declamata quale squadra con il più bel calcio d’Europa e le cui eliminazioni dalla Coppa Italia (per mano della Cremonese) e dalla Champions (Milan) erano state considerate solo sfortunati incidenti di percorso?

Il reportage giornalistico che, allora, fa luce su quei lati bui del dopopartita che la narrazione massmediatica manco sfiora, lo pubblica fanpage (www.fanpage.it).

Ad esemplificare i tanti episodi, basta il racconto di quanto avvenuto in serata. Il treno delle 20.16 è l’ultimo ‘regionale’ che collega Napoli a Sapri. In 42 minuti raggiunge la prima stazione verso sud: Salerno.

Quel treno però, domenica sera era stracolmo di tifosi imbandierati d’azzurro. Gente intristita per l’esito, esausta e stanca per essere giunta solo alle 21 alla stazione dal’ Maradona’ o dai piazzali adiacenti (per chi non è entrato allo stadio).

Lì hanno trovato uno stuolo di agenti di polizia (foto in basso). Una buona rappresentanza delle oltre duemila divise schierate per contenere una festa data per certa.

Il treno è partito con una quarantina di minuti di ritardo. Il motivo è da ricercare nella spiegazione data dal capotreno in transito nei corridoi (forse l’interfono non funzionava…). Di fatto quel ‘regionale’ era stato trasformato in un ‘metropolitano’. Per questioni evidentemente di opportunità, si era infatti deciso di far percorrere la linea vecchia e non quella, rapida, a monte del Vesuvio. Il convoglio ha fatto quindi scalo in ogni stazione fino a Nocera Inferiore. Poi ha imboccato la galleria Santa Lucia ed è arrivato a Salerno alle 23.15 circa Quasi 80 minuti dopo l’orario previsto.

Questo perché si è presunto che, altrimenti, molti tifosi della provincia nord di Salerno sarebbero scesi proprio nella città la cui gagliarda squadra aveva appena conquistato il suo preziosissimo punto a Napoli.

Infatti, molti – soprattutto di Cava de’ Tirreni e dell’agro nocerino sarnese – hanno gradito il cambio di programma, scendendo nelle rispettive stazioni. Con le bandiere arrotolate e gli sguardi bassi. Altri, numerosissimi, hanno proseguito per Battipaglia ed il Cilento.

A Salerno invece un nutrito gruppo di tifosi napoletani sulla banchina e nel sottopassaggio ha coperto le maglie azzurre con giubbini e riposto le sciarpe negli zaini. Ad attenderli in piazza Vittorio Veneto, però, solo la pioggia. Passata l’euforia e marchiato il ‘Maradona’, nella città granata da domenica sera si pensa solo alla Fiorentina.

 

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