“Sono l’unico parlamentare di Forza Italia in Campania a non essere stato ricandidato; anche perché evidentemente non ho precedenti penali, non ho condanne…”. Il linguaggio sembra quello dei 5 Stelle; a pronunciare frasi che rigettano ombre lunghe sul partito di Berlusconi è però il senatore Franco Cardiello. Denuncia: “Non abbiamo condiviso le scelte delle candidature: il collegio per la Camera di Battipaglia ed Eboli, con oltre 100mila abitanti, è stato affidato a chi non è del luogo a fronte di una classe dirigente che invece ha sempre operato con profitto sul territorio: Mimmo Di Giorgio, Ernesto Sica o me, per esempio. Quali sono stati i criteri della scelta di Ciccone a Battipaglia? C’è stata a Napoli una spartizione del territorio con Cesaro che, con altri non salernitani, è stato qui candidato al Senato? Marzia Ferraioli che vive a Roma è stata candidata ad Agropoli contro Franco Alfieri: è un grande regalo fatto a De Luca. Il sindaco di Castellabate, Spinelli, ha ottenuto una candidatura in Cilento. Ma lui amministra un paese da 10 mila abitanti ed è stato posizionato su un territorio da mezzo milione dopo aver aderito a Forza Italia, oltretutto, negli ultimi giorni prima dell’inizio della campagna elettorale. Queste scelte mortificanti ci inducono a pensare che siamo allo sfascio totale: il primo a dimettersi dal partito è stato ieri sera il vice coordinatore provinciale Valentino Di Brizzi. Nei collegi ci sarà una catastrofe e noi annunciamo il disimpegno totale dalla campagna elettorale di un partito che in provincia di Salerno è diventato il feudo di Cesaro e dei fedelissimi della Carfagna”.
Domenico Di Giorgio rincara: “Forza Italia è un partito verticistico laddove pochi decidono per tanti: è successo in passato con Cosentino, si è ripetuto ora. Il rammarico è che, a fronte di studi che danno il partito vincente in tutti i collegi di Salerno, è stato commesso l’errore di candidature figlie di una indecente mediazione che ha mortificato la classe dirigente, garantito il posto a qualcuno e prodotto estremo imbarazzo sui territori. Dov’è possibile riscontrare i criteri di territorialità, competenza, appartenenza nella candidatura di Ciccone a Battipaglia? In quel collegio ho preso alle provinciali i voti che Ciccone dice di aver ottenuto per le regionali ma, evidentemente, candidando lui i vertici del partito hanno ritenuto che in quella parte di territorio non ci sia una classe dirigente degna di rappresentare il partito. Per noi è una mortificazione”. Ancora: “Qual è la ratio delle scelte fatte per il Cilento?”. L’attacco si fa virulento: “Mi piacerebbe comprendere i meriti delle azioni condotte in Parlamento di chi non si misura con il consenso da una vita e pensa di continuare a garantirsi attraverso questi meccanismi. Non mi sento rappresentato al Senato da chi fino all’altro ieri è stato oggetto della cronaca giudiziaria. Queste scelte sono la sintesi di una svendita e di un compromesso che ha solo garantito il posto a qualcuno. Scelte che spalancano le porte alla debacle del partito a favore dei 5 Stelle. La paternità della sconfitta è chiara. Restiamo in Forza Italia, ci vedremo il 5 marzo”. Posizioni simili sono state espresse dal consigliere comunale di Capaccio Paestum Giovanni Piano, dal coordinatore provinciale dei club Forza Silvio Damiano Cardiello, dal dirigente Gaetano Amatruda, seduti al tavolo.