Pozzallo, migranti-choc: “Scafisti libici staccano motori e fuggono su moto d’acqua”. Almeno 80 morti

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Nel mentre un’altra ONG fa il carico di migranti – che però sarà obbligata a sbarcare in un Paese diverso dall’Italia – la  Questura di Ragusa fa luce sulle dinamiche che hanno portato all’accoglienza presso il porto di Pozzallo di “519 extracomunitari che avevano preso il mare a bordo di sette imbarcazioni diverse, alcune lasciate alla deriva dai libici ed altre condotte da scafisti”. Migranti poi trasbordati fino alla nave Diciotti della Guardia Costiera. Emerge una ricostruzione agghiacciante sia per le (sistematiche) modalità di abbandono dei migranti in mare aperto da parte degli scafisti libici che per il numero di morti stavolta sostanzialmente accertato (circa 80). Al termine delle indagini, sono state “tratte in arresto tre persone per aver violato il Testo Unico sull’Immigrazione”. La ricostruzione è esemplificativa di come funzioni il sistema delle migrazioni dalle coste africane verso l’Europa.

La Polizia di Ragusa fa sapere: “Gli uomini della #PoliziadiStato – #SquadraMobile Questura di #Ragusa – con la partecipazione della #GuardiaCostiera della nave Diciotti, di un’aliquota della Sezione Operativa Navale della Guardia di #Finanza e dei#Carabinieri hanno sottoposto a fermo uno scafista responsabile di aver condotto uno dei gommoni tratti in salvo. Secondo i testimoni il responsabile, un senegalese di 34 anni, concorreva con altre persone in Libia al fine di trarne ingiusto ed ingente profitto, compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di cinque persone; perché è stato commesso da più di tre persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante. Le indagini hanno permesso di individuare lo scafista in quanto i compagni di viaggio hanno trovato il coraggio di testimoniare alla Polizia che un giovane senegalese si era accordato con i libici per condurre il gommone.

I migranti sono stati ospitati presso l’#HotSpot di Pozzallo per essere visitati, identificati e trasferiti in altri centri. Le modalità di soccorso in mare sono state diverse ed hanno interessato cinque navi che poi hanno trasbordato i migranti tutti sulla nave Diciotti della Guardia Costiera che è giunta presso il porto di Pozzallo in data mercoledì 20 giugno alle ore 22.

Per gli uomini della Polizia le indagini sono state particolarmente complesse in quanto gli eventi di soccorso erano ben sette, quindi bisognava cercare almeno sette persone che avevano condotto il gommone poi soccorso. Gli investigatori sono stati divisi in più team ma nonostante gli sforzi profusi non è stato possibile individuare gli autori del reato di tutti gli eventi. Dall’ascolto dei migranti è emerso che per cinque gommoni soccorsi, così come riferito anche in altre occasioni, i libici hanno condotto il gommone fino alle acque territoriali, poi di #Pozzallo, hanno spento il motore (in alcuni casi lo tolgono riportandolo sulle coste), lasciando alla deriva i migranti in attesa che qualcuno li soccorra. Il libico che ha condotto il gommone fino alle acque territoriali ha fatto rientro con una moto d’acqua che durante la navigazione seguiva i gommoni. La versione riferita da più migranti non ha permesso di poter individuare lo scafista di ogni singolo gommone in quanto ha fatto rientro sulle coste.
Per quanto riguarda la salma giunta insieme ai 518 migranti, è stato possibile appurare che l’uomo, di probabile origini nigeriane, è salito insieme agli altri compagni di viaggio su una delle navi soccorritrici e, così come altri migranti, si è addormentato. Dopo qualche ora i compagni di viaggio lo hanno chiamato accorgendosi che era privo di vita. Nonostante gli sforzi dei membri dell’equipaggio l’uomo era ormai cadavere. Il medico legale di Ragusa, che ha effettuato l’ispezione cadaverica su disposizione della Procura della Repubblica, con gli uomini della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica non ha rilevato segni di violenza o altri segni che potessero far sorgere dubbi sulla dinamica dell’evento morte. La Procura della Repubblica di Ragusa valuterà se effettuare l’autopsia.
Per quanto concerne il più tragico dei soccorsi effettuato dalla nave americana Trenton, è stato possibile ricostruire quanto accaduto in mare grazie all’escussione di alcuni dei 42 migranti superstiti. Partiti dalla Libia in quasi 120, durante la navigazione il gommone imbarcava sempre più acqua pertanto a bordo alcuni sono stati presi dal panico e si sono alzati in piedi compromettendo definitivamente la stabilità del natante che si afflosciava su un lato facendo cadere buona parte dei migranti in acqua. Solo 42 sono stati i superstiti soccorsi dalla nave americana.
La Squadra Mobile ha poi tratto in arresto due marocchini che erano già stati in Italia ed espulsi dal nostro Paese in quanto irregolari. Uno dei due era stato respinto proprio dal Questore di Ragusa dopo aver tentato di fare ingresso in Italia. I due sono stati arrestati in quanto hanno fatto reingresso in Italia senza alcuna autorizzazione dopo essere stati espulsi. 
Lo scafista sottoposto a fermo e i due arrestati sono stati condotti in carcere a disposizione della Procura della Repubblica di Ragusa.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, gli investigatori hanno ristretto gli scafisti che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Sono ormai quotidiane le udienze di incidente probatorio e quelle che portano alla condanna degli scafisti, rispettivamente per la ulteriore cristallizzazione in sede processuale della prova anche ai fini dibattimentali. Al riguardo molte le sentenze di condanne dell’Autorità Giudiziaria”. Foto tratta da pagina ufficiale Questura Ragusa

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