VIDEO – Fondazione Ambrosini-Onlus ‘E ti porto in Africa’: insieme per donne e bambini del sub Sahara

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Solidarietà, aiuti, prevenzione: la Fondazione Rachelina Ambrosini raccontata dal presidente Tommaso Maria Ferri: “La Fondazione è stata fondata mezzo secolo fa e da oltre trent’anni opera attraverso missioni nel sud Sahara. Etiopia, Angola, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda. Da  poco operiamo anche in Afghanistan. Siamo inoltre molto attivi anche nel recupero delle tante sacche di sofferenza presenti sul nostro territorio nazionale. In particolare delle tante famiglie in difficoltà in questo triste periodo. Ci rivolgiamo, in particolare, alle mamme e ai bambini”.

Al Museo dell’Operazione Avalanche in Eboli, ospiti del convegno sul Marocco organizzato dal presidente Marco Botta e con la partecipazione del Console Abdelkader Naji, la Fondazione Rachelina Ambrosini ha stretto una proficua alleanza con l’Associazione Internazionale Onlus ‘E ti Porto in Africa’ del fondatore-presidente Vincenzo Mallamaci.

Il famoso cardiologo-missionario, dice: “A proposito dell’aiuto a donne e bambini, stiamo ultimando l’allestimento di un centro medico con sala parto in una regione del nord della Costa d’Avorio. Questa sinergia permetterà di coinvolgere quante più persone possibili. La nostra missione si svolge nel silenzio del mondo. Di chi sa ma non fa nulla”.

Tommaso Maria ferri aggiunge: “Fondamentale è il contributo della Università di Salerno. Ogni 40 giorni ostetriche neo laureate e giovani avviati in carriera diplomatica possono fare stage presso le nove nazioni del sud Sahara seguite dalla nostra Fondazione”.   

 

Fondazione Rachele Ambrosini, le attività.

La regione di Gambella, è situata a cinquanta chilometri dal confine tra il Sud Sudan e l’Etiopia sud occidentale. È abitata principalmente da popolazioni di etnia Nuer (40%) e Anuak (27%) e conta circa 420 mila abitanti.

Secondo l’Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR), l’Etiopia continua ad essere uno dei Paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati in Africa. La regione di Gambella, in particolare, è arrivata ad ospitare oltre 400.000 profughi sud-sudanesi arrivando in pratica a raddoppiare la propria popolazione.

Già prima della crisi dei profughi e rifugiati sud sudanesi Gambella presentava indicatori di salute tra i peggiori del Paese. Con tassi di mortalità infantile più alti del doppio rispetto alle media nazionale, una copertura vaccinale bassissima e una bassissima percentuale di parti assistiti. Le donne per motivi culturali, economici, di distanza geografica e carenza di strutture sanitarie adeguate, partoriscono ancora troppo frequentemente in casa.

In condizioni igieniche inadatte e assistite in modo non qualificato.

Per aggirare e superare le barriere economiche e logistiche che determinano lo scarso utilizzo delle strutture la Fondazione Rachelina Ambrosini insieme con il Cuamm hanno concordato con le autorità sanitarie locali e la comunità residente la costruzione di una Casa d’attesa nelle vicinanze del Centro di salute di Abobo. Il progetto è affiancato dall’Arcidiocesi di Salerno Campagna Acerno.

Nel corso del 2018 la struttura ha offerto circa 13.300 prestazioni ambulatoriali. Di queste 3.680 sono state offerte a bambini con età inferiore a 5 anni, vale a dire oltre il 27% delle prestazioni ambulatoriali totali.

Tuttavia nel corso dell’anno sono state eseguite appena 430 visite prenatali e solo 280 parti assistiti. Sono infatti almeno 670 le gravidanze attese nel territorio di riferimento del centro di salute che, con questi numeri, realizza un tasso di copertura del 42%. Esso sta a significare che ancora 6 donne su 10 partoriscono a casa, in una situazione potenzialmente pericolosa per mamma e bambino.

La Casa d’attesa o Maternity Waiting House (MWH), come da progetto, è stata realizzata per poter ospitare cinque posti letto, servizi igienici e materiali da cucina. Così da poter accogliere le donne che risiedono più lontano dal Centro di salute e, in particolare, quelle identificate con gravidanze a rischio al momento delle visite prenatali.

Esse vi potranno accedere in attesa del parto. Ciò assicurerà la veloce risposta del personale sanitario al momento del travaglio o all’insorgere di complicazioni.

Il 19 dicembre 2019 la struttura è stata consegnata alla comunità dopo il completamento dei lavori. Hanno riguardato le opere murarie, l’impianto idrico ed elettrico, l’installazione di serramenti e finiture.

La pianta dell’edificio ha subito delle modifiche rispetto al design ipotizzato nel mese di febbraio 2019. È stata semplificata. Così da renderla più sostenibile nel lungo termine, perché bisognosa di minore manutenzione. Garantiti spazi adeguati e flessibilità d’utilizzo a seconda dell’afflusso di utenti.

Sono quindi stati acquistati gli arredi di base, i materiali di cucina e pulizia, lo stock di cibo. La struttura è stata collegata con la rete idrica cittadina..

Per incentivare le donne ad accedere alla Casa d’attesa e ai servizi di salute del Centro, la Fondazione Rachelina Ambrosini insieme con il Cuamm intendono garantire l’iniziale approvvigionamento di cibo alle ospiti. Ad esse saranno forniti alimenti quali olio, mais, sale e zucchero.

Le autorità sanitarie locali sono state coinvolte. Esse si fanno carico del supporto di lungo termine alla Casa d’attesa. Mobilitano la comunità affinché doni alimenti per la struttura.

Mentre attenderanno il parto, le gravide saranno monitorate regolarmente dal personale in servizio presso il Centro di salute di Abobo. Quando i tempi del parto saranno maturi, la donna verrà semplicemente trasferita al Centro di Salute.

Lì potrà essere assistita dal personale in servizio con rischi minori per l’esito del parto. Le condizioni igieniche saranno nettamente migliori rispetto a quanto avviene nelle abitazioni.

In dicembre 2019 si è svolto un incontro con la direttrice del Centro di Salute di Abobo (Health Center, HC). Il team Cuamm si occuperà di formare le ostetriche operanti nella struttura sanitaria. Tanto rispetto alle linee guida nazionali di gestione delle Case d’attesa.

La formazione verterà sul pacchetto minimo di servizi di base da offrire alle donne ospitate presso la casa. Tra cui visite mediche e attività di educazione sanitaria. Il buon utilizzo della Casa d’attesa dipenderà tra l’altro dall’attività degli Health Extension Workers (HEW). Operatori sanitari presenti presso gli Health Post in pressoché ogni comunità sul territorio.

Il ruolo degli HEW è di stimolare l’utilizzo dei servizi svolgendo attività di monitoraggio della salute e formazione sanitaria. Fornendo direttamente alcuni servizi di base. Gli HEW saranno formati sulla promozione all’utilizzo della Casa d’attesa. Le donne in gravidanza sono identificate dagli HEW nel corso delle visite a domicilio o delle visite pre-natali.

Sono così informate relativamente alla disponibilità del servizio e invitate ad utilizzarlo.

Vige un protocollo tra la Fondazione Rachelina Ambrosini e il Corso di Laurea in Ostetricia del dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Salerno (triennale, rinnovabile).

Giovani laureate hanno l’opportunità di usufruire di una borsa di studio. Per consente loro di prestare assistenza sanitaria in tale struttura.

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