Rom minacciano di morte sindaco e Carabinieri, 18 arresti. La Lega: “E’ mafia, pene esemplari”

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“Fuori la camorra dei rom da Agropoli” urla la Lega di Salerno che invoca “pene esemplari se i fatti dovessero trovare riscontro processuale”. I fatti a cui il coordinatore provinciale Mariano Falcone si riferisce, sono “le minacce di morte contro i Carabinieri della locale Compagnia, perpetrate al fine di costringere i militari ad alleggerire o ad omettere i controlli del Comando eseguiti in direzione delle condotte delittuose riconducibili ai componenti del gruppo”. A chiarire ogni aspetto della vicenda è la DDA di Salerno. Così il Procuratore della Repubblica vicario, Luica Masini: “I Carabinieri del Ros e quelli di Agropoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Gip nei confronti di venticinque persone appartenenti ad una comunità rom, da molti anni stanziata ad Agropoli. Sono state eseguite undici ordinanze di custodia cautelare in carcere, sette ordinanze di custodia agli arresti domiciliari e sette misure cautelari dell’obbligo di dimora nei confronti di indagati ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio e contro la persona, violenza privata ed estorsione commessi con l’aggravante di aver agito con le modalità tipiche delle associazioni mafiose, ovvero avvalendosi della forza d’intimidazione derivante dal vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento che ne deriva. Il gruppo si autofinanziava attraverso l’esecuzione di sistematici furti con destrezza compiuti presso gioiellerie presenti su tutto il territorio nazionale. E’ stata accertata la commissione di una lunga serie di reati contro cittadini, Forze dell’Ordine e amministratori pubblici di Agropoli che evidenzia la spiccata propensione all’intimidazione nei confronti della popolazione locale e lo spregio nei confronti dell’autorità costituita da parte degli appartenenti al sodalizio determinando, negli anni, un potere di intimidazione complessivo che ha fortemente inciso sul tessuto sociale della città di Agropoli”. I fatti diventano circostanziati: “Queste persone si sono rese responsabili anche di gravi atti minatori ed intimidatori fino alle minacce di morte nei confronti: del coordinatore del cantiere di Agropoli della società operante nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani al fine di essere assunte nelle vesti di dipendenti stagionali, di essere adibiti a mansioni gradite e di non essere sanzionati per le continue assenze ed i costanti inadempimenti commessi nell’esercizio dell’attività lavorativa; di alcuni militari in servizio presso la Compagnia Carabinieri di Agropoli, al fine di costringerli ad omettere o alleggerire i controlli del Comando eseguiti in direzione delle condotte delittuose riconducibili ai componenti del gruppo; del Primo cittadino di Agropoli, con lo scopo di costringerlo a ricevere le loro ‘delegazioni’ senza preavvisi o appuntamenti, ad evitare che taluni appartamenti di recente confiscati fossero adibiti a finalità pubbliche, ad assegnare indebitamente ad appartenenti alla comunità posti di lavoro a tempo indeterminato”.                 

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