Frana e percolato, Capitaneria scopre area di rifiuti ai margini del Parco Nazionale

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Il deposito non autorizzato di rifiuti era talmente cresciuto che, poi, è franato. La foto diffusa dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Palinuro diretto dal Tenente di Vascello Amalia Mugavero, rende immediatamente l’idea delle ragioni per cui, nei pressi di Vibonati “una porzione di terreno di circa 750 metri quadrati” è stata “sottoposta a sequestro penale”.

Qualora i reati ipotizzati dovessero trovare riscontro giudiziario, il fatto sarebbe particolarmente odioso. Il Cilento è in gran parte interno al Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Il secondo più esteso d’Europa e riserva mondiale di biosfera. Vibonati è appena fuori dal confine meridionale del Parco.

Nella nota a firma dell’ufficiale della Guardia Costiera sono racchiusi i particolari della importante operazione. Si legge: “Personale militare dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Palinuro ha operato nell’ambito di apposita delega d’indagine conferita dalla Procura della Repubblica di Lagonegro. Indagine finalizzata a prevenire e contrastare il perpetrarsi di illeciti di natura ambientale. Il personale ha proceduto al sequestro penale di una porzione di terreno di circa 750 mq.
Sono di natura ambientale i reati accertati ai sensi del Decreto Legislativo 152/2006 che hanno condotto all’applicazione della misura preventiva.

Sul posto, infatti, i militari hanno cristallizzato la presenza di un ingente quantitativo di rifiuti urbani parzialmente interrati. Si tratta di terre e rocce da escavo miste a materiale inerte da demolizione e costruzione nonché di ulteriori rifiuti ferrosi e plastici.

Inoltre hanno appurato la presenza di uno scarico diretto sul suolo di percolato in assenza di Autorizzazione Unica Ambientale nonché di idonea regimentazione e canalizzazione delle acque. L’area è sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico.

A valle della frana una ulteriore fuoriuscita di percolato si disperdeva in direzione del sottostante canale seguendo la naturale pendenza del terreno.

L’ attività rientra nell’ambito del fascicolo penale aperto dall’Autorità Giudiziaria a seguito di un evento franoso che ha interessato l’area all’inizio di quest’anno. Frana che ha riportato alla luce l’ingente quantitativo di rifiuti.

Si tratta di un’attività di indagine complessa, che ha richiesto specifiche competenze tecniche. Per realizzarle i militari del Nucleo Operativo di Polizia Ambientale della Guardia Costiera cilentana si sono avvalsi del supporto di geologi e personale dell’ARPAC.
Il sequestro dell’area è stato convalidato. Esso si é reso necessario in considerazione dell’accertato pericolo per la pubblica e privata incolumità derivante dal possibile allargamento del fenomeno franoso.
Le ulteriori indagini delegate dall’Autorità Giudiziaria, ancora in corso di esecuzione da parte degli uomini della Guardia Costiera di Palinuro, sono finalizzate alla individuazione dei responsabili nonché di ulteriori fattispecie di reato”.

Poche ore prima le guardie ambientali dell’Accademia Kronos avevano individuato un grande accumulo di rifiuti sul litorale di Eboli (leggi qui).

Immagine fornita dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Palinuro. 

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