Salernitana-Lazio non è mai una partita come le altre. Quando due tra i più antichi club d’Italia si sfidano (Lazio 1900, Salernitana 1919) alle motivazioni di classifica – in verità mai banali – si aggiungono quelle legate alla multiproprietà. E’ stato un mostro a più teste che ha prodotto tensioni per il feeling mai sbocciato con Lotito ma anche vittorie di campionati dalla D alla A.
Alla vigilia, quella del 25 novembre era partita dal significato ancor più pregnante. Da un lato la Lazio di Lotito e Fabiani in cerca di un ruolo in un campionato fino a quel momento avaro; dall’altro la Salernitana giunta all’ultima spiaggia nella percezione maggioritaria dei tifosi.
La Lazio, squadra di Champions, seconda solo al Napoli nella stagione scorsa, è però apparsa mentalmente debole. Mai agonisticamente in partita rispetto ad una Salernitana invece mai doma. Poi c’è stato lo stadio. Quando il granata delle casacche si fonde con il nero dei pantaloncini significa che l’Arechi brama ‘sangue’. Ed infatti i 17mila tifosi granata hanno trascinato la squadra alla vittoria. Aggrappandosi al treno-salvezza ed inchiodando la Lazio alla sesta sconfitta su 13 gare.
Il film intende trasmettere il clima vissuto sugli spalti.
