VIDEO – Procura: “Anche aborti nelle truffe alle assicurazioni”

0

Nelle scorse ore il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, la Polizia di Stato – Compartimento della Polizia Stradale Puglia e la Compagnia Carabinieri di Modugno hanno eseguito un’ordinanza – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari su richiesta della Procura – applicativa della misura cautelare personale nei confronti di 13 persone: due in custodia cautelare in carcere; cinque agli arresti domiciliari; una con obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e cinque con divieto di dimora. Contestualmente è stato effettuato il sequestro preventivo di disponibilità liquide e di beni per un valore di oltre 80.000 euro nei confronti del principale indagato. La Procura della Repubblica di Bari rende noti alcuni particolari della complessa ed articolata indagine: “L’ordinanza cautelare si fonda su un compendio gravemente indiziario a carico degli indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, peculato, simulazione di reato, calunnia, autocalunnia, falsa testimonianza, favoreggiamento personale, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, alterazione dello stato civile, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, riciclaggio e autoriciclaggio, commessi nel territorio nazionale nel periodo 2016-2019. Sono, complessivamente, 27 le persone indagate, di cui cinque avvocati. Nel vertice dell’associazione per delinquere anche un avvocato già indagato in passato per plurimi delitti contro il patrimonio. Il procedimento penale è stato avviato a seguito di talune segnalazioni pervenute alla Procura della Repubblica da diverse compagnie assicurative riguardanti presunte anomalie nella liquidazione di indennizzi conseguenti ad incidenti stradali, riconducibili al medesimo gruppo di persone e le cui vertenze legali sono state patrocinate dal medesimo avvocato. Le conseguenti investigazioni sono state svolte in piena sinergia operativa – con il coordinamento della Procura – dalle Forze di polizia che sono state impiegate, in considerazione delle rispettive specialità, in attività di intercettazione telefonica, in assunzioni testimoniali, in servizi dinamici di osservazione e pedinamento, in perquisizioni ed analisi della documentazione sequestrata, nonché in indagini finanziarie. In particolare, le intercettazioni telefoniche effettuate dalla Guardia di Finanza e i conseguenti riscontri documentali eseguiti dall’Arma dei Carabinieri disvelavano sin dal principio l’esistenza di un’organizzazione criminale ben strutturata – con puntuale suddivisione di ruoli e compiti – dedita prevalentemente alle frodi in danno di società assicuratrici, nonché alla commissione di una pluralità di ulteriori delitti. Il sistema truffaldino veniva attuato mediante la produzione di falsa documentazione sanitaria (certificati medici nonché prescrizioni di esami strumentali, di dispositivi ortesici e/o di prestazioni riabilitative artatamente attribuiti – mediante l’uso di timbri e firme falsificate – ad ignari medici privati ed ospedalieri), false testimonianze rese in occasione delle denunce dei simulati sinistri stradali (mai avvenuti, oppure avvenuti, ma falsati nelle dinamiche), la promozione dei corrispondenti giudizi civili (innanzi a diverse Autorità giudiziarie) con reclutamento e ‘addestramento’ di testimoni compiacenti. Addirittura tra i sinistri simulati sono emersi all’attenzione degli investigatori due incidenti che avrebbero determinato aborti in due donne appartenenti al gruppo criminale, in realtà intervenuti per altre cause. Per uno di essi la Procura – in virtù di un protocollo d’intesa sottoscritto con l’Associazione Nazionale fra le Imprese assicuratrici (A.N.I.A.) – è riuscita ad impedire, grazie all’attiva collaborazione dell’ufficio antifrode della compagnia assicurativa interessata, la liquidazione di un risarcimento danni di 100.000 euro all’avvocato e alla sua cliente”.

La Procura disvela anche un altro meccanismo: “Dalle attività di indagine è, in più, emerso che la compagine criminale era attiva anche nel favoreggiamento e nello sfruttamento della prostituzione, inducendo o agevolando donne di varia nazionalità a svolgere l’attività di meretricio presso immobili nella propria disponibilità ubicati nelle province di Bari, Barletta-Andria-Trani e in Roma, adibiti a falsi centri massaggi (di cui tre già sottoposti a sequestro). Nello specifico, l’organizzazione si occupava del reclutamento delle donne, dell’inserzione di annunci ‘hot’ su siti internet, dell’ingaggio di centraliniste e telefoniste che prendevano appuntamenti con la clientela, della gestione dell’attività di meretricio e della riscossione dei proventi illeciti. Inoltre, il promotore nonché organizzatore della compagine criminale – in qualità di pubblico ufficiale, perché designato quale amministratore di sostegno dal giudice tutelare (in diverse procedure di volontaria giurisdizione) – avendo, in ragione del suo ufficio, la disponibilità/gestione del denaro giacente sui conti correnti bancari e postali intestati alle persone a lui affidate, in condizioni di minorata difesa e ospiti di strutture socio-sanitarie residenziali, se ne appropriava indebitamente per un ammontare complessivo di circa 68.000 euro. In un caso, l’amministratore di sostegno continuava a percepire l’assegno previdenziale di una persona già defunta da oltre due anni”.

Altro giro, altra fattispecie… “Con l’ausilio del Compartimento della Polizia Stradale Puglia è stato, poi, possibile contestare anche le gravi ipotesi di reato di riciclaggio e autoriciclaggio di autovetture. Difatti, sempre il principale indagato trasferiva, in due circostanze, autoveicoli oggetto di simulato furto da Bari a Sofia, curandone poi la re-immatricolazione in Bulgaria, con assegnazione di nuova targa e certificazione bulgara, così da impedirne l’identificazione della provenienza delittuosa. Tali automezzi, peraltro, venivano anche reimpiegati in Italia da una società di riabilitazione motoria di diritto bulgaro, con sede in Sofia”.

Condividi.

Lascia un commento