VIDEO – Arechi, veronesi ‘onorano’ la trasferta dei loro padri

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Quella tra salernitani e veronesi è una antica storia di rivalità calcistica, tra le caratterizzanti il panorama italiano del tifo. Storia che si tramanda tra generazioni. Nel campionato di serie B che portò la Salernitana di Delio Rossi in massima serie, 24 anni fa, al Bentegodi ad applaudire Greco e Kolousek c’erano molti padri dei ragazzi che, il 22 settembre del 2021, erano in curva sud ad intonare gli stessi slogan.

Gli stessi padri che trent’anni fa raggiunsero in massa il campo neutro di Perugia. Era la precedente sfortunata Serie B con Ansaloni allenatore granata e Fascetti sulla panchina gialloblù. Allora, sul 2-1 granata che garantiva il momentaneo sorpasso in classifica, i tifosi intonavano ‘veronese guardaci le spalle’. Canto interrotto dall’erroraccio di Di Sarno e dal pareggio di Pusceddu.

Stesse dinamiche dall’altra parte, sul fronte gialloblù.

È un rituale che perpetua se stesso. E ritualmente anche in occasione della quinta giornata di Serie A, i veronesi non sono mancati all’appello. Seppure decimati dalle regole anticovid, dal turno infrasettimanale serale e dalla “trasferta più lunga del campionato”, si sono compattati nel settore ospiti dell’Arechi.

Ritualmente, durante i novanta minuti veronesi e salernitani si sono giurati odio eterno. Come per le estremità che si toccano, però, nell’intervallo la musica li ha uniti in un unico ballo.

Antropologicamente è chiaro che questi giovani, tutti della stessa fascia d’età, abbiano molti più punti di contatto che di divisione. Attraverso l’attaccamento viscerale a squadra e colori mostrano l’amore verso la città e la comunità da cui essi originano; sono animati da un senso identitario di simile spiccata intensità, amano la stessa musica ed il linguaggio del corpo – sia quando tifano che quando ballano – è universale. Quando danzano diventa addirittura uguale nelle movenze ritmate.

Universale proprio come il linguaggio del calcio che, in fondo, unisce molto di più proprio quando apparentemente è ‘chiamato’ a dividere.

Se le similitudini prevalgono sulle differenze, ad alzare muri è allora il contesto. Qualche mese fa, in occasione del trionfo italiano agli Europei, piacque molto lo scatto fotografico ritraente l’abbraccio tra due gruppi di tifosi veronesi e salernitani bardati d’azzurro. Solo i due rispettivi Tricolori esaltavano i nomi delle due città. Da una parte e dall’altra, quelli erano i padri dei ragazzi dell’Arechi.

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