“Favoreggiamento immigrazione clandestina”. Sequestrata a Lampedusa nave ‘Iuventa’ della Ong Jugend Rettet

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Primo giro di vite nei confronti delle Ong che soccorrono migranti nel Mediterraneo dopo il codice di comportamento predisposto dal Viminale, che è stato inizialmente sottoscritto solo da due organizzazioni. La nave Iuventa battente bandiera olandese ed operante per conto dell’organizzazione non governativa tedesca “Jugend Rettet”, che non ha firmato il protocollo, è stata dapprima bloccata in nottata al largo di Lampedusa dalla Guardia costiera italiana. In seguito gli investigatori del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Trapani e del Nucleo Speciale d’Intervento della Guardia Costiera hanno eseguito il sequestro preventivo. La magistratura, secondo quanto si è appreso, procede per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dalla nave sono stati fatti scendere due siriani, che sono stati accompagnati nel Centro di prima accoglienza dell’isola. I due migranti erano stati trasferiti in precedenza a bordo della nave della Ong tedesca proprio da una delle unità militari italiane impegnate nelle operazioni di soccorso ai migranti nel Mediterraneo. Per scortare in porto la Iuventa sono intervenute diverse motovedette della Guardia costiera, con un grande spiegamento di forze dell’ordine anche sulla banchina.
Il sequestro è stato disposto dal gip di Trapani Emanuele Cersosimo su richiesta del pm Andrea Tarondo. Il provvedimento nasce da una inchiesta avviata ad ottobre del 2016 che ha consentito – dice la polizia di Stato – di raccogliere indizi sull’uso della motonave “Iuventa” per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La Iuventa è stabilmente utilizzata per il soccorso di migranti in prossimità delle coste libiche e per il loro trasbordo su altre navi sempre in acque internazionali, e naviga abitualmente nel mare Libico, in prossimità delle acque territoriali del paese africano, dice la questura trapanese. L’inchiesta trapanese sulle navi delle Ong che salvano migranti di fronte le coste libiche era stata resa nota lo scorso aprile. Poi il 10 maggio il procuratore facente funzioni di Trapani, Ambrogio Cartosio, in audizione alla commissione Difesa del Senato aveva detto: “La procura di Trapani ha in corso indagini sull’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolgono non le ong come tali ma persone fisiche appartenenti alle ong”. (fonte: Ansa).

Il Codice di comportamento – Hanno firmato il Codice le associazioni Migrant Offshore Aid Station (Moas) e Save the Children mentre Proactiva Open Arms ha fatto pervenire una comunicazione con la quale ha annunciato la volontà di sottoscrivere l’accordo. L’organizzazione Médecins Sans Frontiere (Msf) ha consegnato una lettera diretta al ministro Minniti con la quale “nel prendere atto dell’esemplare ruolo svolto dall’Italia, ha messo in luce che i principi umanitari di indipendenza, imparzialità e neutralità non hanno consentito la firma assieme alle altre organizzazioni. Ciò nonostante ha ritenuto liberamente di adeguarsi alla gran parte dei principi del Codice da essa condivisi”, spiega il Ministero con una nota. Ugualmente non si sono proprio presentate le ONG Sea Watch, Sea Eye, Association Europeenne de  Sauvetage en Mer (Sos Mediterranee), mentre Jugent Rettet (che arma la nave Iuventa) non ha firmato.
Prima della firma sono state nuovamente rappresentate le ragioni che hanno ispirato la redazione del Codice, la posizione pienamente concorde di tutti i Paesi dell’Unione già espressa a Tallinn e l’intesa con la Commissione che ha seguito la redazione e la messa a punto del documento. In conclusione, è stato fatto presente che l’adesione avrebbe consentito di essere parte di un sistema istituzionale finalizzato al soccorso in mare, all’accoglienza e alla lotta al traffico degli esseri umani, senza in nessun modo interferire nei principi fondanti le singole organizzazioni.
“L’aver rifiutato l’accettazione e la firma pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse. In una condizione diversa, saranno invece parte integrante le ONG che hanno sottoscritto il Codice” è il commento, amaro ma deciso, del Viminale.

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