16.566 arrivi, i più numerosi sono… tunisini. Ministero, soldi all’Asl per tutela salute mentale migranti

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16.566 migranti sbarcati in Italia dall’inizio del 2018 e fino alle ore 8.50 di giovedì 28 giugno. In calo rispetto ai complessivi 146.927 dello stesso periodo degli anni 2016-2017 per due motivi: la chiusura governativa dei porti italiani alle navi ONG (nel biennio precedente l’attracco era invece automaticamente autorizzato nei maggiori porti di Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna, Campania) e una vigorosa ripresa del pattugliamento delle proprie acque territoriali da parte della Guardia Costiera libica, indotta all’agire anche dalle spinte del Governo italiano che – finora unico esempio in Europa – fornisce uomini e mezzi (vedi video). La tendenza (-84,94% rispetto al 2017 e -83,18% rispetto al 2016) non tragga, allora, in inganno: il fenomeno migratorio da Africa e Asia non appare essere in diminuzione; date la stretta sulle ONG e la riorganizzazione del pattugliamento e dell’accoglienza libica (vedi video ministro Salvini) è solo oggi in cerca di altre dinamiche e di altri sbocchi.
Rifugiati e migranti economici – Interessante l’analisi sulla origine dichiarata dei 16.566 migranti arrivati nel 2018: 3.002 persone si sono dichiarate di origine tunisina; 2.549 eritrea; 1.391 sudanese; 1.229 nigeriana; 1.026 ivoriana. Poi 875 dicono di essere del Mali; 808 della Guinea; 978 del Pakistan;  605 dell’Iraq; 555 dell’Algeria (fonte: Ministero dell’Interno). Se queste persone richiedessero asilo politico e lo status di rifugiato potrebbero essere prese in considerazione – a voler essere larghi – le domande dei provenienti da Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli dediti alla guerriglia), Nigeria (instabilità sociali provocata da gruppi islamici) e Sudan (scontri nel Darfour). Un 21% che probabilmente subirebbe ulteriori sostanziali scremature nella verifica particolare –  caso per caso – attestandosi verosimilmente sulle medie di effettivi aventi diritto pari al 6-8% degli anni precedenti. In tal senso si registra una interessante presa di posizione di Giorgia Meloni. Il 26 giugno affermava: “Fratelli d’Italia mantiene gli impegni: presentata al Senato la proposta di legge per l’abolizione dell’anomalia tutta italiana della sedicente ‘protezione umanitaria’ attraverso la quale gli uffici della questura rilasciano arbitrariamente ogni anno decine di migliaia di permessi di soggiorno a persone sbarcate illegalmente in Italia e che non hanno diritto alla protezione internazionale. I numeri parlano chiaro: solo l’8% di chi sbarca ha diritto allo status di rifugiato ma a un ulteriore 25% lo Stato Italiano regala la ‘protezione umanitaria’. È ora di ripristinare la legalità e il buon senso”.
Debito fuori bilancio di mezzo miliardo – L’aspetto umanitario si intreccia con quelli socio-politico e economico-finanziario. Un articolo de Il Sole24-Ore del 24 giugno, a firma di Marco Ludovico, affermava che “nel 2017 per l’accoglienza dei migranti lo Stato ha accumulato debiti fuori bilancio per mezzo miliardo” e che “dal 2014 fino al 2017 la spesa si è quadruplicata passando da 640 milioni a 2.4 miliardi”. 
Ministero Interno finanzia Asl per salute mentale migranti – In tale contesto si inserisce la notizia diffusa nel pomeriggio del 27 giugno dall’Asl di Salerno dell’ammissione al finanziamento del progetto “Pending”. L’Asl Salerno fa sapere che “ha partecipato all’avviso pubblico per il ‘Potenziamento del sistema di I e II accoglienza Tutela della salute dei richiedenti e titolari di protezione internazionale in condizione di vulnerabilità’, indetto dal Ministero dell’Interno” e comunica che “è stata ammessa al finanziamento del progetto ‘Pending: Promozione del benessere nella salute mentale attraverso un modello di riabilitazione cognitiva per il trattamento precoce dei disturbi psichici gravi’. La progettualità presentata dall’Asl Salerno, quale capofila, mira a realizzare un modello innovativo di prevenzione, cura e riabilitazione cognitiva per il trattamento precoce dei disturbi psichici gravi manifestati dai richiedenti e titolari di protezione internazionale accolti nei territori delle province di Salerno e Avellino. L’Asl di Salerno, utilizzando i fondi che le saranno assegnati, si propone di affrontare l’emergenza della salute mentale dei richiedenti asilo e rifugiati presenti sul nostro territorio i quali, oltre a manifestare sintomi di disturbo post traumatico da stress, sono spesso esposti ad ansia, depressione e schizofrenia a causa delle violenze, anche sessuali, subite durante il lungo e drammatico viaggio che dal loro Paese li ha portati sulle coste italiane.  A supportare tale azione un’ampia e qualificata rete di partenariato, che comprende l’Asl di Avellino, la Fondazione Santa Lucia di Roma, l’Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali (Iprs), l’associazione Cidis Onlus, ed il Consorzio La Rada, quali rappresentanti del terzo settore”.
L’Asl spiega: “La salute mentale della popolazione dei richiedenti e titolari di protezione internazionale RTPI (rifugiati temporaneamente presenti) rappresenta l’emergenza nell’ambito della sanità pubblica su tutto il territorio nazionale ed europeo. Infatti, nell’ultimo rapporto pubblicato su Nature, oltre al Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) la popolazione dei rifugiati presenta elevato rischio di ansia, depressione e schizofrenia. Tra i fattori di rischio per la salute mentale dei rifugiati si evidenzia la provenienza da regimi totalitari, lo specifico contesto peri-migratorio (storia traumatica, abusi, violenze, lutti e torture), il viaggio migratorio (rotta migratoria, durata e condizioni del viaggio) e le condizioni di prima accoglienza nella fase post-migratoria. Il target maggiormente a rischio di sviluppo di disturbi psichici gravi e con decorso cronico è rappresentato da: vittime di tortura e di violenza estrema, donne vittime dello sfruttamento sessuale, bambini e minori stranieri non accompagnati. Recenti studi hanno ampiamente dimostrato che condizioni di stress prolungato attivano una sofferenza psicofisica in grado di ledere significativamente i neuroni di una delle strutture cerebrali più importanti, l’ippocampo, determinante nei processi di memoria, meta cognizione e regolazione affettiva. Il target maggiormente a rischio di sviluppo di psicosi è rappresentato dai minori stranieri non accompagnati e dai bambini, in un’età compresa tra gli 8 e i 16 anni.  Il Progetto Pending dell’Asl di Salerno finanziato dal Ministero dell’Interno ha l’ambizione di potenziare gli interventi di prevenzione, promozione e tutela della salute dei RTPI (rifugiati temporaneamente presenti) precisamente sulle migliori evidenze scientifiche di efficacia per la salute mentale e per ridurre le diseguaglianze. In particolare, attraverso la strutturazione e validazione di un protocollo di intervento da implementare all’interno del Sistema di Erogazione dei servizi a favore dei RTPI sia da parte delle Strutture del Sistema Sanitario Regionale che da parte di tutti i soggetti coinvolti nel Sistema dell’Accoglienza si intende rispondere alla esigenza territoriale di avere un modello standardizzato e scientificamente validato che, messo a disposizione del Ministero dell’Interno possa poi essere uno strumento replicabile all’interno di tutti i contesti nazionali per la risposta specifica alle problematiche connesse alla salute mentale dei Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale. L’originalità della nostra proposta risiede nell’assoluta innovatività della valutazione multidimensionale comprendente gli aspetti cognitivi mai osservati all’interno di un target specificatamente vulnerabile, sia per le esperienze traumatiche che caratterizzano le singole esperienze nei paesi di origine sia nell’ottica di intervenire precocemente, al fine di migliorare gli interventi sanitari erogati durante il lungo ed importante periodo post-migratorio da parte del sistema sanitario nazionale. Inoltre, la prototipizzazione di un intervento di riabilitazione specifico e mirato, finalizzato all’aumento dell’insight e della consapevolezza nella popolazione dei richiedenti e titolari di protezione internazionale, determinerebbe un impatto secondario nella riduzione dello stereotipo e del doppio pregiudizio sia sull’alterità straniera che sul disagio, riducendo la frequenza di ricaduta degli stati di acuzie, ottimizzando i costi sanitari del nostro territorio. Infine, sarà significativa in termini di ricaduta sulla prevenzione del burn-out del personale preposto all’erogazione dell’assistenza sanitaria, socio-psicologica e socio-assistenziale. L’obiettivo di Pending è il rafforzamento e potenziamento della rete dei servizi di salute mentale del territorio  attraverso la sperimentazione di un intervento riabilitativo focalizzato sul potenziamento delle risorse cognitive dei RTPI e sull’aumento della consapevolezza di malattia al fine di ridurre i fattori di ostacolo al progetto di inclusione sociale.  Infine: Le province di Salerno ed Avellino rappresentano insieme circa il 57% dell’estensione del territorio dell’intera Campania nonché il 51% del numero di Comuni dell’intera Regione Campania(dati ISTAT). Sono 10 i Dipartimenti di Salute Mentale disseminati sul territorio campano, tutti coinvolti nel progetto in modo diretto o indiretto, che comprendono 194 strutture, 91 servizi territoriali (1,9/100mila abitanti), 51 servizi residenziali (1,1/100mila abitanti) e 52 servizi semiresidenziali (1,1/100mila abitanti) dei quali il 45% afferisce ai territori di Salerno e Avellino. Dal 2017 tantissimi sono i Comuni delle province di Salerno ed Avellino che hanno aderito al programma di II accoglienza diffusa promossa dal Ministero dell’Interno aderendo alla rete Sprar. Secondo i dati a disposizione a gennaio 2018, sono attivi 24 Sprar su Salerno e 14 su Avellino (fonte Servizio Centrale dello Sprar), 54 Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas); 2 hub/progetti per un totale di 10 comunità alloggio destinati a Msna- Minori Stranieri Non Accompagnati; 1 progetto (3 case protette) destinato a donne vittime di tratta, per un totale di 3.576 persone accolte nei servizi di accoglienza, motivo per il quale il progetto Pending vede la collaborazione in partnership oltre che dell’Istituto Psicoanalitico per le ricerche sociali Cidis Onlus, del La Rada Consorzio di Cooperative Sociali s.c.s. e della  Fondazione Santa Lucia Ircss, anche dell’Azienda Sanitaria Locale di Avellino”.

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1 commento

  1. Gloria de Lisio il

    Ma i giovani neri che arrivano qui, molti, mi pare in buona salute, non dovrebbero combattere per la libertà, nei loro paesi? Così hanno fatto, volenti o nolenti, generazioni di giovani italiani e di altre nazioni, quando i loro paesi erano invasi da aggressive potenze stranieri, dando la vita per il principio della libertà. O dobbiamo mandarci i nostri eserciti a liberare le loro terre, salvo poi essere chiamati “colonialisti”? Ho sempre pensato al colonialismo come ad un abominio, non l’ho mai giustificato nè mai lo farò. Ma qualche domanda ora me la faccio.

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