Sbarchi -18% ma in 9 mesi sono arrivati 100mila migranti. Ricollocato solo il 10%. Repubblica Ceca guida protesta

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-18%. E’ il dato relativo alla comparazione tra gli sbarchi del 2016 in Italia e quelli del 2017. Restano i numeri assoluti: 100mila extracomunitari (maggioranza relativa di nazionalità nigeriana) sono arrivati sul suolo italiano nei primi 9 mesi del 2017. Che si aggiungono ai circa 123mila dello stesso periodo dell’anno precedente. C’è poco da stare allegri, quindi. Se a monte il lavoro strategico del ministro Minniti, apparso per la verità autonomo rispetto alle (assenti) direttive del resto del Governo (che semplicemente lo lasciano fare) ha prodotto proficui accordi con interlocutori in Libia e Algeria – va però fermata la rotta verso la Sardegna -, a valle l’Italia appare intrappolata tra la chiusura degli altri Paesi europei al principio delle redistribuzione e la firma del Governo Renzi-Alfano in calce al documento che impone che tutti i migranti salvati in mare debbano essere sbarcati in Italia. Le tabelle in basso chiariscono che dei 100 mila migranti arrivati, circa 10mila entro l’anno riusciranno a varcare le frontiere del nord. Tutti gli altri sono, nella migliore delle ipotesi, a zonzo nelle nostre città, lombarde e campane innanzitutto.

Repubblica Ceca – Il Giornale riporta: ‘Meglio perdere i fondi Ue che accogliere i rifugiati (e, in modo particolare, i musulmani). A sostenerlo è il presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman, dopo la sentenza della Corte europea che conferma il principio della redistribuzione dei migranti. “Non ci facciamo minacciare – ha messo in chiaro – ma se le cose volgessero al peggio è sempre meglio rinunciare ai fondi Ue che non lasciare entrare i migranti. Non si tratta di ucraini, di vietnamiti ma di migranti islamici la cui cultura è completamente diversa dalla nostra”. La Repubblica Ceca non è l’unico Paese dell’Unione europea che non vuole piegarsi alla Corte di Giustizia europea.

 

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