VIDEO – Al rogo striscione e manichino, messaggio per ‘pentiti’ e Forze dell’Ordine. Due minorenni tra i cinque responsabili

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Nelle prime ore di martedì 19 febbraio, in Castellammare di Stabia (Napoli), agenti di Polizia del Commissariato di Pubblica Sicurezza congiuntamente ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e della Compagnia di Castellammare di Stabia hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di dimora in Regione Campania –emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di tre uomini ritenuti responsabili dei reati di istigazione a delinquere con l’aggravante delle finalità mafiose (art. 416bis 1 codice penale).
Così il Comando provinciale dell’Arma: “L’attività investigativa veniva avviata nelle fasi immediatamente successive alla notte del 8 dicembre 2018 quando, in occasione dei festeggiamenti per la S.S. Maria Immacolata, all’interno del rione ‘Savorito’ di Castellammare di Stabia, cinque uomini issavano su di una pira di legno, ritualmente allestita per i cosiddetti ‘fuocaracchi’, uno striscione con la scritta: ‘Così devono morire i pentiti, abbruciati’ e un manichino di pezza con un cappello in uso alle forze dell’ordine: il tutto veniva poi dato alle fiamme alla presenza di una moltitudine di persone. Le indagini, immediatamente avviate in sinergia tra l’Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato sotto il coordinamento della D.D.A. di Napoli, consentivano di identificare gli autori nei tre maggiorenni sottoposti a misura cautelare e in due minorenni per i quali sono in corso indagini coordinate dalla Procura della Repubblica dei Minorenni di Napoli. L’episodio avveniva nella periferia stabiese. Il monito lanciato attraverso l’affissione dello striscione ha rappresentato un eloquente messaggio intimidatorio nei confronti dei collaboratori di giustizia oltre che espressione di sostegno e solidarietà verso il locale clan colpito pochi giorni prima da una misura cautelare eseguita dalla Polizia di Stato per aver commesso in quel territorio reati ricostruiti anche grazie alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia”.

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